E mo de che parlo?

7 aprile, 2008
Understatement: è quello che ho percepito rileggendo i post che precedono questo. “Certo!” mi dico, “mi metto davanti al computer una volta a settimana per il mio momento di riflessione che voglio condividere, ecco perché sono così serioso, senza brio, troppo giusto, da libro cuore” (citazione tratta dagli estratti sconclusionati di un giovane xxx (a voi l’opzione di scegliere)). Allora la domanda sorge spontanea, almeno a me che ci ho riflettuto un po’: “Ma per essere responsabile, un’azione deve seguire l’essere o il dover essere?” Ho cercato di rispondere senza scendere negli universalismi che ci porterebbero a dire che nessuna delle due opzioni è condivisibile. In soldini: si sa sempre ciò che è responsabile, ma è responsabile seguire anche i propri istinti? Si è responsabili ascoltandosi piuttosto che seguendo un copione impostoci da noi stessi e dagli altri? Sta di fatto che questa è una tematica sfiorata nel primo incontro di “Muttley fa qualcosa“, molto carino, nel quale, in un ambiente amichevole, stimolante  e “semi – spontaneo”:-) (mamma mia come vengono orribili gli emoticons in corsivo!) le mie rotelle arrugiinite hanno ri-cominciato (per salvare il salvabile della mia autostima) a ruotare.  
Il tutto, per trarre le somme è: non tutto ciò crediamo debba essere, lo è veramente, ma soprattutto non tutto ciò che crediamo di dover essere, lo deve essere veramente. Rilassiamoci,e siamo irresponsabilmente responsabili scegliendo di non dover percorrere la nostra vita su un binario di ferro, dove per forza ci deve essere senso. Forse è l’unica cosa sensata.

 


Partito il nuovo Grande Fratello

25 febbraio, 2008

 

Mentre vagavo per la città, mi sono soffermato a riflettere sulla nuova campagna elettorale da poco iniziata. Metto subito le mani avanti perché notoriamente di politica ne capisco ben poco, ma in ogni caso cerco sempre di farmi una mia idea e di andare a votare sempre e comunque. Se proprio si vuole protestare, credo che si possa annullare la scheda, ma il diritto di voto è sia un anche un nostro dovere di cittadini, sia un diritto conquistato con il sangue dai nostri antenati. Questo lo dico perché da più parti ho sentito la voglia di esprimere il proprio malcontento non andando a votare, azione che non credo sia responsabile.

La campagna è iniziata con Veltroni a Pescara, che ha pranzato a casa di una famiglia con una schiera di telecamere. Non mi sono potuto astenere dal pensare ad un parallelo con la casa del “Grande Fratello” , concludendo che i politici vivono la campagna elettorale come gli abitanti della casa del reality, dove ognuno è contro l’altro, si deve sembrare più buoni,bravi e belli, si fanno coalizioni, inciuci, ci si accoppia, e poi alla fine il voto decreta la vittoria. Anche i contenuti da tempo sono scaduti a livello Grande Fratello: promesse, credenze, confronti, valori spiattellati. Ma alla fine tutto combacia, perché loro vivono il reality, noi la realtà, anche se tentano di farci credere il contrario. Mai come questa volta però sarà tanto impegnativo fare le proprie scelte.

Foto tratta da qui.


La guerra è in casa

21 novembre, 2007

Stavo leggendo questo lancio sul sito ansa, che mostra una situazione sconcertante. Come sempre non bisogna aspettare queste rilevazioni, le violenze tra le mura domestiche sono una piaga in tutta europa, anche nelle piú civili repubbliche svedesi, oltre che in tutto il mondo.

Quello che sconcerta è il fatto che solo una minima percentuale delle donne denuncia le violenze. Ancora una volta un fatto di cultura, con una commistione di altri fattori: psicologici, economici, prensenza di figli, etc. Fattori che qui non voglio analizzare per l’evidente complessitá e specificitá di ogni caso.

La domanda è questa, posto che andrebbe rinchiuso chiunque lede la libertà altrui, (ritorna il tema della certezza delle pene), si puó protrarre tale situazione pur di avere una famiglia “del mulino bianco”? Fino a che punto si puó andare avanti pur di lasciare qualche chance al sogno?

Il tema della responsabilità è centrale, penso che in primis vada messa quella che abbiamo nei nostri confronti. Ognuno di noi non merita di stare in questa situazione.

Plauso al forum permanente che si vuole promuovere, ma se le donne che subiscono violenze non le denunciano, credo che possa avere un ruolo marginale, ma comunque importante per la sensibilizzazione.

Altro appunto: non mi piace buttare “tutto in caciara” come si dice a Roma. Se solo 1% dei colpevoli viene condannato non sará forse sovrastimato il numero delle violenze? Che cosa si definisce come violenza? Bisgona porre molta attenzione a ció che si legge, in quanto piú che i dati finali nelle rilevazioni sono importanti le definizioni e la metodologia di rilevazione. Rimane la certezza che le violenze ci sono.